Il simbolo del mio brand ha una forma quadrata, simbolo della perfezione, della terra, del completamento, con all’interno un cerchio, simbolo del cielo, della totalità. Più precisamente i cerchi sono due collegati da una sorta di rete, un po’ come potrebbe essere la totalità del microcosmo e la totalità del macrocosmo, la totalità del mondo individuale e la totalità di un ambiente, la totalità di un paese e la totalità della terra, etc…sempre collegati da infinite scelte.
La suddivisione della parte superiore e quella inferiore è data da una morbida linea di un’onda, che vuole trasmettere flessibilità, movimento, adattamento e, allo stesso tempo, l’idea che quanto si trova in uno spazio non è delimitato in modo netto, ma può contaminare ed essere contaminato. Dualità e complementarietà come integrazione e crescita e non come opposizione e blocco.
La parte superiore è di colore indaco-violetto e vi si trovano le prime parole “Sogna”; un invito a sollevarsi, a immaginare, a lasciarsi ispirare dalle proprie aspirazioni e a rivolgersi alla parte spirituale.
La parte inferiore è rosso- magenta e si conclude con “il mondo che vuoi”; un tornare con i piedi per terra, con energia e senso di cura, un ricordare che siamo qui per fare esperienza ed esprimerci concretamente.
Nella parte centrale si trova la persona; l'”io” che si individualizza e viene a fare esperienza sulla terra.
Quando mi avevano parlato dell’importanza nel creare il brand devo essere sincera non avevo dato tanto importanza alla cosa, anche perché per me la sostanza é sempre stata più importante dell’apparenza.
Il risultato è quindi qualcosa che mi piace che vuole trasmettere il messaggio inclusivo che ho spiegato, ma probabilmente non altrettanto efficace nella comunicazione verso gli altri.
Colgo questa riflessione per dire che al contrario, per le leadership del futuro sarà invece fondamentale un lavoro di relazioni, collaborazioni e contributi di tante parti, ma allo stesso tempo con attenzione a non perdersi in nome di una ingenua interpretazione democratica sulla carta.
Cogliere i vari segnali e stimoli, forti e deboli, includere, ampliare la capacità di immaginare liberamente, ma poi saper discriminare e valutare con equilibrio e imparzialità fino a capire quando non è il momento o quando occorre mettere da parte una strategia, un’idea, un progetto perché cambiato lo scenario.
Ascoltare i bisogni e i valori, verificare l’allineamento alla Vision e magari usare l'”Imagineereing”, termine coniato da Walt Disney per indicare quel processo in cui trasformava i sogni in realtà e sintetizzabile nella sintesi dell’alternanza di tre caratteristiche rappresentanti anche parti della sua personalità: il sognatore, il realista e il critico.
Intanto pensando a un progetto tuo o di un gruppo di cui fai parte, a te come leader o osservandola in qualcuno con cui collabori, quanto spazio trovano la capacità di sognare, la capacità di essere pratici e realistici e il discernimento e la critica?