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Dal senso di colpa al senso dell'esperienza - Sogna il mondo che vuoi ®

23 Giugno 2020da MARINA0

A chi non è mai capitato di sentirsi in colpa?

Abbiamo fatto un errore e non riusciamo  ad accettarlo o vederlo come risultato diverso, non ci sentiamo  abbastanza bravi, abbastanza meritevoli. In alcuni casi possono persino partire vignette nella nostra testa in cui veniamo ridicolizzati, disprezzati, isolati. Dentro una vocina ci dice che dobbiamo sentirci male e in colpa perché avremmo potuto sicuramente far meglio e anche ciò che in realtà non dipende da noi è causa nostra.

Magari semplicemente abbiamo fatto enormi sacrifici per comprarci finalmente qualcosa che desideravamo da tempo eppure una parte di noi si sente in colpa perché altri non ci riescono. Ma la vogliono? Si sono dati da fare per averla?

In alcuni casi, se altre persone sono implicate nell’evento che ci causa disagio è persino possibile che si provi vergogna e venga minata fortemente l’autostima.

Ci sono infiniti modi in cui il senso di colpa si manifesta in modo ambiguo; c’è chi non si occupa di ciò che ama mortificandosi con la scusa che non ha tempo, chi non esprime i propri bisogni e desideri dicendo che si è troppo sensibili e non si vuole ferire o fare arrabbiare gli altri negando le loro richieste, chi risponde sempre con il “dovere” e “fare le cose per bene” e così via.

Poi ci sono situazioni che impattano concretamente terze persone, magari si fa di tutto per cercare di attutire o azzerare dei rischi visibili, ma comportamenti altrui o eventi imprevisti possono causare conseguenze anche peggiori e incalcolabili.

Potremmo aver dovuto mandare una persona cara malata in una struttura per cure speciali e  crolla un tetto, o scoppia un virus e proprio lì viene contagiata. Potremmo aver detto a un figlio di non fare certi sport spericolati e questi andando allora a mangiarsi una pizza con amici viene accoltellato per errore in una rissa improvvisa. Potremmo aver cercato di supportare e tutelare una persona che soffre di dipendenze, con tutto ciò che ne consegue, trovando nella malattia, cattive amicizie ed altri eventi fattori che portano invece ad altri problemi.

Anche qui si tratta solo di alcuni esempi. Ma il nostro comportamento è stata la causa di quanto accaduto? Se lo è stato, in che misura?

Non si può cambiare qualcosa senza prendercene la responsabilità, ma è altrettanto vero che ci sono cose che dipendono direttamente da noi, alcune solo parzialmente, mentre altre sono totalmente fuori dal nostro controllo.

Che si tratti di azioni individuali per la nostra vita quotidiana o scelte che hanno impatto su altri è fondamentale interrogarci sul perché, sulla motivazione di quella decisione.

Se devo ancora agire: metto in ordine anziché andarmi a fare una passeggiata  perché “la brava bambina” dice che ci si comporta in quel modo o perché effettivamente quella pulizia non può essere rimandata?

Se qualcosa di brutto è accaduto:  Ho cercato di prendermi cura di quella persona o l’ho scaricata/non ho fatto ciò che era in mio potere? Avevo una sfera di cristallo per prevedere certi eventi?

Durante I mesi passati, l’isolamento forzato,  i comportamenti obbligati, le limitazioni nei movimenti e nelle interazioni hanno creato molti “effetti collaterali” ancora non troppo visibili.

Tra questi vi sono paure e condizionamenti che hanno impattato sulla salute e l’equilibrio psico fisico di chi ha perso improvvisamente un caro in una situazione già difficile di per sé.

Proprio in questi giorni ne parlavo con una persona; vite stravolte da una perdita improvvisa e magari senso di colpa per le parole che non sono state dette, parole brutte che al contrario magari avevano accompagnato ultimi incontri, senso di colpa per scelte di cura che invece hanno portato indirettamente alla morte, senso di colpa per scelte di vita che forse non erano quelle davvero sentite.

Quando ci sono eventi che non possono essere riscritti è comunque possibile cercare di andare oltre lavorando sulla propria consapevolezza.

Ascolto interiore, anche se questo può voler dire sentire ancora più dolore inizialmente, comprensione di cosa si sta provando, quali sono eventuali condizionamenti educativi e religiosi o propri schemi limitanti. Poi prendere atto che ciò che è fatto è fatto e se davvero in parte c’e’ una nostra responsabilità accettarlo e fare ammenda anche solo con se stessi, se non possibile con altri. Ascoltare ciò che questa esperienza di ha insegnato. Già, perché può sembrare strano o persino brutto parlare di insegnamento, ma in fondo ogni cosa che accade, soprattutto se importante, è in fondo un’informazione/insegnamento di cui possiamo fare tesoro per divenire persone migliori.

Quanto al dolore ed al senso di colpa, questi non possono cancellarsi prendendo una pastiglia o ascoltando un corso, ma possono essere trasformati attraverso un onesto dialogo interiore, auto compassione e perdono.  Ci sono poi  elementi da riconsiderare nel  sistema di valori o nelle aspettative personali? Occorre  esercitarci ad essere indipendenti dal disappunto e dalla disapprovazione altrui?

Se avessimo fatto diversamente le cose avrebbero potuto avere un risultato diverso? Forse.

Quello che è certo che nessuna ferita profonda può essere guarita semplicemente col passare del tempo.Occorre rileggere gli eventi dando una nuova cornice all’esperienza.

Le “ricette” variano persona per persona nella posologia e negli ingredienti, ma passano per tutti dal lavorare sul doppio binario (vittima-carnefice) di cosa significa, quale insegnamento offre quell’evento.

Ho fatto il meglio per me? Ho cercato di fare il meglio per l’altro/gli altri o quanto meno di non nuocere loro? Ho cercato di fare il meglio per quanto riuscivo a considerare nell’insieme il contesto?

Se ho risposto no ad almeno una di queste domande ho l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo e scegliere o agire diversamente la prossima volta.

Non è facile, spesso ce lo dimenticheremo, ma restare bloccati nella sofferenza non cambierà quanto accaduto, mentre lavorare su noi stessi avrà dato anche un nuovo senso all’esperienza.

 

Ti aspetto al prossimo appuntamento!

Marina Pillon

ConsapevolMENTE benESSERE

Sogna il mondo che vuoi®

 

@marinapillon

 

 

 

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a cura di Marina Pillon