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Dal caos e dalla Scrum può nascere (più di) una stella - Sogna il mondo che vuoi ®

21 Gennaio 2020da MARINA0

In politica, nella società, sul lavoro, nella vita privata, assistiamo quotidianamente a sloagan al rilancio che parlano di innovazione. Tolta la forma e i buoni propositi, com’è la realtà?

Nelle aziende si parla di lavorare con approggio Agile, la pubblica amministrazione pare lanciata tutta su un mondo digitale di facilitazione, la politica sembra parlare di persone e per le persone, ma poi a ben guardare ci sono due binari.

C’e’ un binario in cui le persone sono ancora legate ai vecchi modi di fare e pensare, in cui fanno difficoltà ad integrare le nuove tecniche e tecnologie, i manager e le organizzazioni sono più focalizzate su processi (quando lo sono) più che sulle persone, i gruppi vengono per lo più gestiti come vecchie classi scolastiche più che stimolata e consentita la partecipazione, la politica ha ancora richiami di leadership che guardano più al controllo ed al comando che all’essere al servizio.

Poi c’e’ un binario giovane, forse ancora embrionale, ma allo stesso tempo veloce e con tempi ben diversi da quelli cui eravamo abituati un tempo.

Su questo nuovo binario si inseriscono probabilmente certi fenomeni di autoaggregazione, nuovi modi di vivere la comunità e le attività professionale da parte di molti giovani.

Su questo nuovo binario ci sono le parti di noi capaci di rimettersi in gioco, con la voglia di migliorare ed esprimere le proprie capacità e talenti, con la voglia di vincere insieme agli altri e non contro gli altri.

Su questo binario si inserisce lo Scrum, una strategia di sviluppo flessibile e omnicomprensivo  in cui il gruppo lavora come un‘unità per raggiungere  un  obiettivo comune.

L’approccio innovativo olistico, elaborato da Takeuchi e Nonaka negli anni ’80 , deriva il termine  dal rugby dove  appunto  il team lavora insieme, passando la palla avanti e indietro mentre avanza sul campo come un‘unità (concetto di una mischia).

Gli anni ’80 sono ormai lontani e nel frattempo questo approccio elaborato  è stato utilizzato da molte organizzazioni  e consulenti.

Scrum sembra essere infatti una  delle più popolari metodologie Agile; si tratta di un framework adattivo, iterattivo ed efficace che dovrebbe permettere una realizzazione (quella che sia) con valore significativo, in un ambiente di responsabilità collettiva, trasparenza di comunicazioni e continuo progresso.

Negli anni ’90 si parlava di miglioramento continuo e coinvolgimento delle risorse, ma questo approccio va oltre. Il punto è lavorare contro le nostre stesse resistenze.

Gran parte della nostra società è suddivisa in settori rigidamente separati dove “la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra” e soprattutto ciascuna vuole comandare. Anche noi stessi talvolta ci muoviamo nella nostra vita sulla spinta di un obiettivo, un entusiasmo, ma senza tenere conto di credenze sotterranee che ci incatenano e, incosapevolmente, ci guidano.

Occorre invece apprendere ad integrare ed ascoltare tutte le parti perchè dal “caos” possa nascere una “stella” o, diversamente detto, perche’ da una mischia si faccia punto.

Imparare ad adattarsi, a fornire feedback continui, a impegnarsi per il miglioramento continuo progressivamente “Sprint dopo sprint” o “passo dopo passo”.

Dovremmo riscoprire il senso del tempo e la gestione dell’energia. Nello scrum il Time-boxing (durata pre-determinata) e la riduzione al minimo del lavoro non essenziale conducono a livelli maggiori di efficienza; quanto siamo pronti a inserirli nel quotidiano, quanto sono ricettive le aziende? Sprint daily standup meeting,  sprint planning meeting, sprint review meeting al posto di vecchie “riunioni senza risultati” o tempo perso tra noi stessi a rimunginare sugli stessi pensieri.

Si parla tanto di centralità del Cliente e della Persona, ma occorre davvero fare uno sforzo per riuscire a passare dal business a tutti i costi al Valore, incluso il business, mettendo al centro l’uomo. Un nuovo “umanesimo”, chissà?

Ridefinire vision e progetti, step by step, secondo responsabilità collettive, con un’ottica olistica potrebbe far riscoprire qualcosa che è diventata risorsa rara e pregiata: la fiducia.

Insieme, con tecniche e strumenti veloci e innovative, con la capacità e disponibilità a rivedere e rimettere in discussione ciò che si scopre non funzionare, imparare dall’esperienza, non giudicarsi e usare i fallimenti come maestri che guidano verso nuove strade.

I vecchi pachidermi in noi e nella società, non possono trovare spazio in questa nuova vision. Occorre alleggerirsi secondo pricipi empirici, di trasparenza, verifiche, adattamento,scoprire I valori dell’auto-organizzazione, ritornare a collaborare anziché rivaleggiare.

Occorre cambiare anche quello che per tanti anni è stato il ruolo di leader, di capo o comunque  figura in cui tanti volevano essere riconosciuti per “comandare” , senza poi occuparsi del gruppo o entità “governata”.

Il “capo” che è in noi deve imparare a far da facilitatore con tutti “i piccoli sè” presenti in ciascuno, così come un buon scrum master è  il leader servitore che modera e facilita il team.

Ognuno interpreta anche rispetto a se stesso una leadership specifica, meglio certo se si impara a esercitare più stili a seconda dell’occorrenza, ma per andare verso una trasformazione globale, in un tempo fluido come quello attuale, ci sono approcci più adatti.

Ci sono lo stile autoritario, direttivo, delegante e infiniti altri. Quello  che rispolvera il senso del leader come “alfa” al servizio del gruppo è forse quello da riscoprire, poco conosciuto, poco apprezzato, difficile da interpretare..

Come per le qualità richieste a uno scrum master dovremmo  investire sulla capacità di ascolto,  l‘empatia, l’autoconsapevolezza, l‘impegno, l‘intuizione  la capacità di condividere potere e responsabilità. Prima di tutto domandiamoci  quali sono i bisogni più important per me, per il gruppo, per la società? Come posso far evolvere le mie capacità, quelle dei collaboratori? Che effetto hanno le mie, le nostre, azioni sulla società?

Ho soddisfatto i miei bisogni fondamentali? Dove mi trovo sul mio percorso? Dove si trovano I miei collaboratori? Non si può fare una corsa nella neve con i sandali.

Non si tratta di un discorso buonista e idealista, si tratta di dover guardare e agire per il futuro in modo nuovo. Non mancheranno certo le difficoltà, anche quando si tratta di lavorare su se stessi.

Non mancheranno, oltre alle resistenze interne ed esterne, conflitti di varia natura.

Uno degli approcci migliori è affrontare i problemi in modo diretto con atteggiamento aperto e cooperativo, in ottica “win-win”.

Non è un invito a buttare alcool su falò di discussioni sterili, spesso maschere di malesseri personali, quanto un cercare di apprendere un approccio pragmatico in cui tutti possono fornire il proprio contributo, esprimere il proprio reale punto di vista con equilibrio e garbo, senza peraltro timori qualora si vedano le cose in modo davvero differente.

Pensate ad esempio a quei gruppi professionali o certe famiglie in cui c’e’ chi si dichiara d’accordo, mentre non lo è affatto, per il timore delle reazioni di uno o più membri decisamente “autoritari”, questo significa subire in una logica Lose-Win. Ancora peggio ci sono situazioni in cui praticamente quasi non si ha voce in capitolo, mentre sarebbe fondamentale per il bene di tutti che si sentissero i vari punti di vista e quindi alla fine si ha una perdita totale: lose-lose. Vi vengono in mente molte situazioni non è vero?

Anche le manie di protagonismo non aiutano; quando qualcuno tenta e riesce ad  imporre il proprio punto di vista a spese di quelli altrui la partita win-lose fa si che non vi sia il riconoscimento fondamentale di tutte le parti e le diverse qualità e talenti.

Per un prossimo progetto che coinvolge le varie voci di noi stessi, le varie esigenze, un cambiamento aziendale o un nuovo gruppo, proviamo a lavorare in modo nuovo.

Definiamo gli sprint, ovvero le interazioni di durata pre-determinata, in cui guidare, facilitare e proteggere dalle resistenze interne ed esterne il nostro “team all’opera” per la realizzazione della nuova vision, del nuovo piccolo sogno in divenire.

Verifichiamo man mano come stiamo procedendo, domandiamoci cosa abbiamo fatto da uno step all’altro. Quali parti di noi o del contesto non stiamo ascoltando?

Soprattutto, impariamo ad integrare “le varie voci” esercitandoci alla flessibilità che di momento in momento ci consente di muoverci in uno scenario nuovo, con le capacità ed esperienza che abbiamo “oggi”. Come nel rugby a tutti i giocatori capita di fare tutto (attaccare, difendere, placcare, ..), ma ci sono delle specializzazioni, così nella vita valorizziamo i vari talenti, ma sperimentiamoci in vari ruoli.

Riscopriamo nuovi modi di “guidare” e “fare rete”.

Con sano senso sportivo ed intelligenza agonistica, in un team, nella società, con noi stessi, passiamoci la palla, facciamo punto e vinciamo la partita

Marina Pillon

ConsapevolMENTE benESSERE

Sogna il mondo che vuoi®

@marinapillon

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MARINA

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a cura di Marina Pillon