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E se la pecora nera avesse ragione? - Sogna il mondo che vuoi ®

4 Gennaio 2020da MARINA0

Nella società pubblica, come in privato nel singolo, la vita offre delle opportunità. Talvolta non siamo in grado di coglierle, altre viene impedito sistematicamente.

Sono anni che si parla di cambiamento e trasformazione; spesso divenute “bandiere” altre solo un titolo vuoto.

Vogliamo qualcosa, ma ne abbiamo paura. Vediamo che qualcosa accade sotto i nostri occhi, ma non facciamo nulla per cambiare per paura. Si muove qualcosa, si formano gruppi, associazioni, si formalizzano tendenze che diventano denunce a tutti gli effetti e molti si accodano e sottoscrivono, per automatiche simpatie. Magari alcuni di quelli che si accodano sono gli stessi che hanno consentito che certe cose accadessero da sempre, magari sono quelli che hanno creato tali condizioni o ancora chi le sottoscrive sulla carta, una volta chiamato ad agire.. sparisce.

Nascosti nel gruppo ci si sente forti e sicuri e ci si crede anonimi, in prima linea, ma soli la situazione è diversa.

Così siamo noi quando ci creiamo alibi e bandiere per non agire congruamente con la nostra essenza, così è la società o le aziende quando pur dichiarando “valori” o “progetti” innovativi ed etici sulla carta, sono in  realtà solo tappezzeria che nasconde tanta muffa.

Non sono i giustizialismi o il permissivismo a poter far vivere al meglio e crescere.

Se con la visione di una vita di benessere consentiamo a noi stessi qualunque cosa, se un’azienda o un Paese non si dà regole davvero sentite e che vengano seguite cosa accade? Per un breve tempo ci può essere un godersi alcune cose, in Società i più furbi e più forti possono crearsi dei piccoli paradisi, ma quanto può durare? Se ci diamo invece regole estremamente rigide e punitive come possiamo apprezzare la vita, permetterci di imparare dai nostri errori e crescere? Il giustizialismo non può certo consentire l’apprendimento e la crescita.

E’ importante trovare quell’equilibrio in cui impariamo a discernere le cose e le situazioni, tentando di scardinare i nostri pre-giudizi e al contempo andando oltre la pigrizia di delegare ad altri la gestione della nostra vita.

C’e’ una sovrabbondanza di mezzi di comunicazione, un essere sommersi dalle informazioni, ma un’incapacità alla gestione critica delle stesse.

Il lavoro su noi stessi e sulla comunicazione è fondamentale se non si vogliono fare danni. Non dire e non fare nulla quando ci sono situazioni difficili come ad esempio nei casi di dipendenza o violenza o corruzione perché non si vuole essere associati in qualche modo a un ambiente, a una situazione o semplicemente non si sa come agire, non fa sparire il problema solo perché si nasconde la testa sotto la sabbia.

Trovare il modo giusto per muoversi e comunicare nei vari contesti è difficile e richiede apertura e attenzione e il rischio di sbagliare in qualche modo c’e’ comunque.

Per quanto riguarda poi la comunicazione di massa occorre considerare che può distruggere una persona, una categoria, un progetto “innocenti” in un attimo o consegnare il potere a gruppi e persone dai comportamenti molto pericolosi, inclusi i nostri stessi schemi limitanti e pre-giudizi.

Pensiamo ad esempio al fenomeno del “mee too”  e alle “quote rosa”. Benissimo che escano dall’ombra certi meccanismi e ottimo che si voglia trovare il modo di garantire più opportunità per le donne, ma facciamo attenzione a come.

Di contorno al far saltare certe dinamiche violente e/o ricattatorie ci possono essere uomini innocenti infangati o donne che hanno contribuito agli accadimenti e ne hanno approfittato. Quanto alle “quote rosa”, anche qui l’accelerata non ha forse portato talvolta a “premiare” qualcuna che pure non era meritevole, ma del “colore giusto” in quel momento?

La stessa cosa potrebbe accadere inversamente, quello che voglio dire è di non farci fregare da preconcetti di “……” “è meglio”, “è più giusto”, “deve venire prima”, ma che si tratti di nostre convinzioni, informazioni che ci arrivano o anche movimenti e situazioni pubbliche apparentemente buone, usare il discernimento.

E se la “pecora nera” avesse ragione?

Sono certa che in questi anni ci saranno scossoni più o meno volti a riorganizzare i disastri dei tempi passati, ma perché le future generazioni possano fra qualche anno tornare a lavorare sul nuovo, occorre adesso adottare un modo di pensare differente.

In un certo senso è come se dovessimo considerarci co-responsabili di un’azienda e realizzare e condividere insieme il business plan. Come Re e Regine dei nostri piccoli regni (famiglia) occorre portare avanti attività con la consapevolezza che tutti ne beneficeranno o ne subiranno le conseguenze. Imparare a creare e riconoscere obiettivi, strategie, raccontando la propria vision, cercando di coltivare con le azioni la fiducia, verso gli altri, verso se stessi.

Spesso si contrappone visione centrata sull’egoismo o visione centrata sull’essere tutti uguali, ma è dal permettere a ciascuno di esprimere il meglio di se stesso che si può dare il contributo, consentendo l’autorealizzazione individuale e la collaborazione di gruppo.

Trasformare fattivamente gli approcci, usando con sforzo il discernimento e l’apprendimento continuo in ottica di connessione olistica, significa diffondere e distribuire le conoscenze crescendo insieme.

Occorre recuperare il concetto di sano egoismo intendendolo in modo maturo e consapevole, partendo quindi dai bisogni e dalle qualità di ciascuno per costruire un insieme equilibrato che non inghiotta le singole specificità.

Immagino una comunità non più dove tutti sono uguali (e di fatto uguali non sono stati mai) e devono stare in una ruota da criceto, ma prati immensi in cui il panorama cambia nel tempo anche grazie ai diversi agglomerati di persone che si incontrano per il tempo che occorre

 Community in divenire in cui l’identità cresce e si trasforma a seconda dei componenti che nel tempo ne fanno parte. Al tempo stesso

 immagino le persone più libere di muoversi e di imparare nuove cose, fiduciose di potersi esprimere e con la consapevolezza di poter lasciare il passato alle spalle, essendoci infinite possibilità nei futuri possibili.

Per questo scorcio di visione

immagino che  la cultura, la conoscenza, l’educazione avranno un immenso spazio nella vita di tutti

Non ci saranno più pubblicità di bambini che muoiono di fame se non si fa una piccola donazione perché non ci saranno più sfruttamenti e distribuzioni inique delle risorse che consentono che ancora oggi ciò accada.

Se di pubblicità si parlerà sarà di nuove formule per sviluppare e incrementare conoscenza e consapevolezza. Ho sempre detto che credo l’individuo sia nato per vivere, gioire delle cose del mondo ed esprimere i propri talenti; in questa mia visione di inizio d’anno immagino che tutti i giovani possano dedicare tempo a scoprire, sperimentare, valorizzare i propri. Immagino un futuro in cui le vecchie credenze famigliari, culturali o di sistema non possano schiacciare più la fioritura dell’essere.

Una rosa che non mostri la sua bellezza, che non consenta alle sue spine di proteggerla, che non spanda il suo profumo perché distrutta da sostanze chimiche o triturata per farne concime è schiava di un sogno sbagliato.

In questo inizio d’anno immagino prendere forma la consapevolezza dentro ciascuno del proprio essere “una rosa”.

Da quando ero piccola mi ha sempre affascinato tutto ciò che contribuisce a vivere al meglio, a crescere, ad esprimere i propri talenti e i misteri del mondo invisibile. Negli ultimissimi anni ho visto il dilagare di piccoli nuovi focolai di scuole e formatori con una visione in quella direzione. Spesso si tratta di persone improvvisate o che vogliono cavalcare una moda, ma ci sono anche tante persone capaci e di buona volontà.

Le cose stanno cambiando, ma occorre fare nuovi passi. Forse, come direbbe il mio insegnante di Coaching, si tratta del mio amore per il miglioramento continuo, forse si tratta di idealismo, ma

nulla può essere creato se non viene prima sognato.

Io sogno che accanto ai nuovi strumenti tecnologici che facilitano ed ampliano le attività di comunicazione e non solo, in modo più semplice  si sviluppi il tempo consapevole per se stessi e venga valorizzato il proprio speciale “quid”.

Immagino un improvviso riprendersi di rose semi devitalizzate e lo spuntare di nuovi germogli, immagino un’esplosione di nuove tinte, profumi e incroci mai visti.

Questo attuale mio “sogno” è una visione di crescita comune, di libera espressione, di discernimento e auto discernimento, un percorso che passo dopo passo si espande  e si modifica grazie al contributo di chi sceglie di compartecipare attivamente, in modo trasversale, informale, non come uno qualunque, ma uno dei protagonisti di questo cambiamento.

E tu vuoi essere protagonista attivo nel tuo procedere?

Marina Pillon

ConsapevolMENTE benESSERE

Sogna il mondo che vuoi®

 

@marinapillon

 

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MARINA

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a cura di Marina Pillon