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Copioni interrotti - Sogna il mondo che vuoi ®

13 Luglio 2019da MARINA0

Quando in una settimana un evento non quotidiano si ripete ben tre volte, per me, è segno che occorre riflettere su quel tema.

Chi mi conosce sa che molti degli articoli che scrivo sono frutto di osservazioni di racconti e storie prese da luoghi e momenti di vita quotidiana: bar, strada, mezzi pubblici, lavoro, uffici…

Le cose non accadono sempre dall’altra parte del mondo e così  eccomi oggi a parlare di un atto molto forte compiuto da tre uomini che in questi giorni evidentemente non hanno trovato una risposta diversa a ciò che li tormentava, se non il suicidio.

Si è portati a credere che l’inverno, il buio e atmosfere cupe, le dipendenze e le depressioni siano il “pacchetto” che porta a tentare o realizzare il suicidio, ma sono evidentemente solo un aspetto. Anche sotto il sole le persone possono sentirsi in uno stato forse “senza speranza”.

Negli anni della crisi post “bolla speculativa” si leggeva di qualche padre di famiglia fermato per il furto al supermercato di un pezzo di formaggio o la fetta di carne, ma anche di atti forti come il cospargersi di benzina e darsi fuoco davanti a una banca perché non poteva più pagare il mutuo della casa.

Qualcuno agli occhi della gente ha superato situazioni ben più gravi e poi si è arreso alla vita in momenti apparentemente più semplici, per ciascuno le motivazioni possono essere diverse, sempre però c’è la possibilità di un epilogo diverso della storia se solo si chiedesse aiuto per guardare le cose da una diversa prospettiva. Non voglio certo sminuire i problemi concreti che si devono affrontare, ma spesso è la decisione finale che non ci sono prospettive per uscire da quella situazione a fare la differenza.

In generale l’essere umano non tende a farsi del male e soffrire. Come insegnano gli esperti, anche nei fenomeni di sado-masochismo, volendo semplificare, si trova la ricerca del piacere, seppure attraverso il dolore.

Cosa porta dunque una persona a tentare o realizzare un suicidio? Stress, assenza o poco benessere, eventi indesiderati difficili gravi o che minano il proprio sistema di credenze, eccesso di obiettivi o obiettivi irraggiungibili,ma anche assenza di obiettivi e di progetti, difficoltà a gestire il senso del fallimento.

Sono molti più di quanti possiamo immaginare i tentativi, spesso più una richiesta disperata di aiuto che un atto non andato a buon fine, ma anche tanti sono i suicidi realizzati.

Questi ultimi lasciano inevitabilmente una pesante eredità ai cari che restano e che non possono certo trovare un senso e sollievo in parole lasciate su un foglio di carta.

E’ importante per chi resta chiedere aiuto per elaborare quello che potremmo chiamare un doppio lutto.

Per gli altri casi, davvero numerosi e non solo tra le donne, così come non solo tra chi davvero vive in una condizione di apparente malessere, le possibilità di scrivere un “secondo tempo” della storia a tinte molto diverse c’è. Occorre però imparare a chiedere aiuto consapevolmente ad amici, cari e professionisti. Ci sono tanti percorsi e insieme e possibile scoprire che anche i “finali della storia” possono essere tanti.

E’ importante essere disposti a farsi aiutare in quello che nel coaching chiamiamo “reincorniciare”. Le cose non sono sempre e solo quello che sembrano dalla prospettiva in cui stiamo guardando in quel momento.

Se ti ritrovi o conosci qualcuno che sta vivendo una condizione in cui sembra non esserci via d’uscita parla con chi ti sta vicino, chiedi aiuto, permettiti di vedere le cose con occhi nuovi.

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MARINA

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a cura di Marina Pillon