Jasmine e Enrique, entrambi sopra i 40 anni di età, sono una coppia in crisi. In seguito ad una serie di sfortunati eventi, lei, un’enneatipo perfezionista ala altruista e lui, un enneatipo capo ala mediatore si ritrovano a riattivare antiche ferite che alimentano inconsciamente reciprocamente.
Jasmine all’apparenza è una bella donna cui la vita ha regalato tutto, ma se si va anche solo per un istante oltre a quel sorriso scintillante e alla cura maniacale dall’abbigliamento, all’acconciatura, si può scorgere che è una costruzione rigida; si possono vedere le tossine alimentari ed emozionali nelle occhiaie e le borse sotto quel trucco curato, la rabbia trattenuta nella muscolatura, il contrasto di cosa rimandano gli occhi rispetto al sorriso e infine se la si ascolta e la si osserva muovere nel suo ambiente risulta chiaro che l’immagine di gioia e perfezione che racconta stride con ciò che emana.
Enrique dal canto suo da tempo non le porge l’attenzione che entrambi ormai da tempo rivolgono ad altri invece di affrontare i loro problemi. L’uomo, di bell’aspetto quando era più giovane, ora risulta appesantito dai sempre più frequenti aperitivi, pranzi, ma soprattutto cene fuori per lavoro, tuttavia il suo carattere un pò ruvido e silenzioso gli conferisce un carisma che lo porta ad essere sempre al centro dell’attenzione di molte donne.
Quando sono insieme nelle uscite sociali ai più appaiono una coppia invidiabile, ed entrambi si nutrono reciprocamente di un senso di importanza, ma a un occhio attento e certamente per loro stessi in privato è un campo di battaglia dove il bisogno di sentirsi accettata, ammirata, riconosciuta di lei e il bisogno di dimostrare il proprio potere, oltre un vago senso di rivalsa di lui sono I veri protagonisti.
Certamente la coppia si trova ad un bivio, ma sono in tanti in modo più o meno superficiale che lasciano che le proprie ferite interiori consumino le proprie giornate e le blocchino in loop senza fine, dove gli altri appaiono i cattivi. Non si riesce a vedere semplicemente che il bambino interiore sta chiedendo finalmente di essere ascoltato e di prendere coscienza dei propri schemi non elaborate,
Jasmine potrebbe andare a vederei dove è nata quella mania da primadonna che tende a screditare tutti e quell’atteggiamento eternamente seduttivo per riconoscere quale ferita già da piccola ha iniziato a modellarla così come Enrique potrebbe lavorare sul riconoscimento del padre ingombrante con cui è inconsciamente in competizione, chissà.
Ciascuno di noi a un certo momento della propria vita dovrebbe elaborare le ferite del proprio bambino interiore e lasciarle andare. Prima si inizia un lavoro di auto-ascolto e auto-analisi prima si riesce a vivere più pienamente e consapevolmente le proprie capacità.
A volte è necessario un confronto con i genitori, soprattutto da giovani, ma quello che conta è il lavoro dentro noi stessi; se infatti ormai sono passati tanti anni e per una serie di motivi non è opportune rinvangare il passato o se semplicemente quelle che sono state le figure genitoriali non ci sono più?
Molte forme d’arte possono essere terapeutiche, ma in questa occasione voglio invitarti, se leggendo queste righe hai sentito che anche tu hai ancora qualcosa in sospeso, a scrivere una lettera.
Non si tratta una lettera però che tu indirizzi alla persona che credi possa averti ferito, concretamente e consapevolmente o inconsapevolmente e per un tuo sentire, ma di una ipotetica lettera in cui quella persona ti scrive quello che avresti sempre volute sentire da lei.
Prova per un istante ad allontanare tutti I pensieri negativi o il dolore e immaginati di essere quella persona con creatività e compassione.
Le parole, come il silenzio, possono fare male, apri il tuo cuore al tuo bambino interiore, prova a vedere quali parole iniziano a popolare il tuo foglio. C’e’ chi potrebbe scrivere: “caro Tesoro, tutte le volte in cui ti sono sembrato/a duro e freddo in realtà ero solo stanco, ma ti ho sempre volute tanto bene” o “Amore mio, mi spiace non essere riuscito/a a dimostrarti l’immenso amore che avevo dentro per te, ma gli insegnamenti di una vita mi hanno condizionato…” o “Dolcissimo/a figlio/a, cancella tutte le cose brutte che ci hanno allontanati, ignoranza, paura, incapacità, non saprei, ma certamente ti ho sempre voluto tanto bene” o “Caro dolce Tesoro, ogni volta che ti rimproveravo, ogni volta che pretendevo di più da te in realtà era perché vedevo la tua grandezza e ti voglio bene, un bene immense”o semplicemente “Sono fiero/a di te, ti voglio bene”, lasciati sorprendere di come evolve la tua lettera. Ricordati che tu vuoi tanto bene a quel bambino, allora regalati ciò di cui hai bisogno, scriviti tutte quelle che senti essere “le parole che non mi hai detto”.