Vi è mai capitato, relativamente all’ambito professionale, di sentirvi dire da giovani che avevate troppa poca esperienza per essere assunti, o arrivati a 40-50 anni che, al contrario, eravate ormai troppo “vecchi” per l’attività che svolgevate da tempo? Vi è capitato forse nella fase intermedia di subire un incidente fisico o psicologico o di altro genere, magari di trovarvi, vostro malgrado, coinvolti in situazioni complicate che hanno reso un momento difficile qualcosa che rischiava di ripercuotersi sul futuro?
Potrebbe essere che una delle situazioni appena descritte non vi sia capitata direttamente, ma a un vostro famigliare, magari a vostro padre o ai vostri figli o amici, certamente se l’avete vissuto in prima persona, o comunque da vicino, sapete bene quanto può essere devastante.
Più è grave il contesto di partenza e le circostanze maggiore l’impatto sulla persona. Basti pensare che, dopo lutti e divorzi, il tema della perdita del lavoro è tra le principali cause di stress portando persino qualcuno a perdere sicurezza, a colpevolizzarsi, ammalarsi sempre più. In alcuni casi ci sono persone che non si sentono nemmeno più di uscire di casa, rimettersi in gioco, mantenere le relazioni sociali.
Ovviamente occorre prendere in considerazioni tutte le variabili; ambiente in cui si vive, background culturale e famigliare, formazione, predisposizione personale, età, congiunture del momento. Resta il fatto che il ruolo che ciascuno interpreta nella società attraverso un lavoro e per qualcuno “non lavoro” ha un impatto sulla vita personale, sociale, sulla salute e in generale sul benessere a 360°.
Anche per chi lavora non sempre è tutto semplice, tanto che, soprattutto negli anni del boom economico, si sono moltiplicati studi e indagini sul clima lavorativo nelle aziende.
Una situazione inefficiente, di scarsa offerta lavorativa o di lavori che vengono svolti più per pura sopravvivenza che per vivere con delle gratificazioni o semplicemente vivere, piuttosto che di alta disoccupazione, diviene ovviamente un malessere sociale del tipo “cane che si morde la coda”.
Delle persone di cui parlavo all’inizio, il giovane in cerca di prima occupazione, la persona con alle spalle una lunga vita lavorativa che viene interrotta, chi subisce un incidente di carriera importante, quanti hanno supporto al di là di una pacca sulle spalle degli amici, frasi di circostanza o, i più fortunati, un confronto per non arrendersi?
Fin da piccoli veniamo “educati” sul fare o non fare alcune cose, ci vengono inculcate delle regole e veniamo riempiti di informazioni, ma solo pochi hanno l’opportunità di crescere sperimentandosi, conoscendo le proprie inclinazioni e talenti, pochi sperimentano metodi per imparare ad imparare, pochissimi hanno la fortuna di conoscere persone davvero capaci di trasferire le meraviglie della vita che si possono apprendere e ancora, quasi mai ci viene insegnato come imparare a fallire.
Beninteso, sbagliamo tutti, io certamente moltissimo, continuamente, ma imparare dai nostri errori, apprendere a buttarsi, a mettersi in gioco, a sperimentarsi è per lo più appannaggio di pochi.
Ecco allora che forse prima di arrendersi dopo qualche porta in faccia; che si tratti delle prime cento quando hai 20 anni, a una porta che ti relega in esilio a 35 o un portone che si chiude con i tuoi 45 mentre sorridendo ti viene detto grazie ormai non servi più, una possibilità di “riscossa” c’è.
Non intendo dire che sia facile o che improvvisamente dal cilindro esce fuori un coniglio magico che si trasforma nel lavoro che si è sempre sognato e si cancellano anni di “educazione da catalogo standard”, ma certamente, magari con un coach o un altro professionista del campo, è possibile impostare un lavoro per recuperare quelle risorse che sono state trascurate e sviluppare nuovi percorsi personalizzati a propria dimensione, perché ciascuno è un individuo unico.
A seconda dell’età, del proprio enneatipo, del proprio segno zodiacale, delle capacità che vibrano nei colori delle nostre cellule si potrebbero scoprire talenti che chiedono di venire alla luce.
Potrebbe essere che, come bambini piccoli, questi talenti provino a muoversi, poi cadano, sbattano contro il pavimento, sceglieranno di gattonare per un po’, poi proveranno a camminare di nuovo.
In ogni caso, se ti sbattono la porta in faccia, tu apri la porta alla vita e lascia la possibilità di entrare a nuovi talenti, mal che vada, avrai passato del tempo a conoscere nuove parti di te o a rivederle in modo nuovo.
Ti aspetto al prossimo appuntamento
Sognailmondochevuoi®