Tener lontana una parte della femminilità – Endometriosi
Lontana dal voler etichettare e affrontare in modo esaustivo il tema, non sono un medico e nemmeno uno psicologo, ma con l’intento di fornire una lettura forse diversa di una malattia che crea grande disagio e dolore a molte donne, vorrei affrontare il tema dell’endometriosi in una visione psicosomatico-vibrazionale.
Di cosa si tratta: lo sviluppo del tessuto endometriale al di fuori della sede naturale uterina.
Partiamo dal presupposto di vedere l’utero come la sede in cui il feto si forma e si sviluppa e quindi come luogo di protezione, intimo. Consideriamo poi che si tratta di parte dell’apparato sessuale specificatamente femminile e quindi un luogo di protezione e accoglienza femminile.
Tra le domande che si possono fare su questa malattia, oltre ai trattamenti medici necessari, ci sono certamente quelle che ci dovrebbero portare a chiederci se ci sono elementi nell’appartenenza al sesso femminile che in qualche modo non sono stati integrati totalmente in armonia. Magari legati alla nascita ed a come la madre ha vissuto la gravidanza o come la bambina stessa ha vissuto i primi anni, la primamestruazione o anche poi la maternità se si riesce ad avere. Altre domande potrebbero portare a indagare i primi rapporti affettivi e sessuali e poi ai progetti pensati o concretizzati di maternità.
Il forte dolore e le conseguenze non possono non aver spinto chi ne soffre a cercare delle soluzioni, certamente e correttamente mediche e di altri supporti, magari anche percorsi complementari e alternativi,ma spesso, sempre che si riesca a guarirne, il viaggio verso il benessere è davvero lungo.
Nel frattempo, come avviene per molte cose, il problema scatena delle conseguenze che peggiorano il problema. Il tema centrale è la propria femminilità che viene vissuta non al meglio a causa dei dolori, di vario genere anche in relazione a dove si forma questo tessuto fuori sede, delle difficoltà per esempio anche nei rapporti per la riduzione della naturale elasticità e distensibilità della vagina, soprattutto nella penetrazione profonda, e questo causa di conseguenza altri tipi di sofferenza o depressione o tristezza che peggiorano la situazione in un vortice senza fine che scatena altri sintomi ovvero altri messaggi dal corpo che ci sta dicendo che qualcosa non va; c’e’ chi non riesce a dormire, a mangiare, vive crisi d’ansia, crisi emozionali.
Ma torniamo alla visione psicosomatica: la malattia è la produzione di tessuto che dovrebbe essere in un luogo e invece non è nella sua posizione naturale. L’organo interessato è l’utero che rappresenta l’accoglienza, la femminilità, l’intimità. L’emorragia abbondante con sui si manifesta è mestruazione ovvero una manifestazione ancora una volta femminile, che si manifesta nella bambina ormai donna e che ne determina una nuova fase di vita. A volte è proprio la decisione, o il progettare, di avere figli a scatenare la malattia, perché si teme, nel metterli al mondo, di perdere qualcosa o di non essere pronta per quel ruolo.
In qualche momento della vita, sia passato, legato strettamente al rapporto materno, o successivo alla crescita ed al proprio svilupparsi, nel proprio trasformarsi in donna, qualcosa non ha fluito liberamente, qualcosa non ha permesso di sentirsi vivere con piacere pieno, con sicurezza, quell’ essere diventata donna.
Magari non c’è stata la possibilità di un riferimento di un “materno forte”. Magari c’è stato un esempio materno di donna fragile in balia di un modello maschile aggressivo e prevaricante. Magari si ha avuto un esempio materno sbrigativo, concentrato sul “da farsi” senza curarsi di sé. Magari è stato solo un modo inconscio in cui si è percepito il ruolo femminile come “fragile o perdente” e, senza rendersene conto, se ne sono prese le distanze allontanando una parte di quel femminile (il tessuto dell’endometrio) come per negarlo. Forse si è scelto di essere, o ci si è sentite percepite, come eternamente “piccole”.
Occorre allora andare a recuperare quella parte di identità che talvolta, anche una donna bellissima e femminile, inconsciamente non sente e non arrendersi a una vita di dolore, ma scegliere di affidarsi a uno o più medici esperti fino a che non si trova quello che fa al caso proprio, e magari insieme cercare anche il proprio strumento di supporto che aiuti ad elaborare e guarire, o almeno alleggerire, psico-fisicamente quella disarmonia che impedisce di viversi in salute e gioia il piacere della propria femminilità.
Con l’augurio che chi si è rassegnata possa scegliere nuovi percorsi, quelli adatti a Lei, per tradurre quel “racconto” che la propria (perché per ognuna è diversa) femminilità vuol svelarle attraverso il sintomo dell’endometriosi per vivere con più piacere e gioia completi il proprio essere donna.
Ti aspetto al prossimo appuntamento
Sognailmondochevuoi®
Marina