Come ho già scritto in altre occasioni, il tema della ricerca di nuove opzioni, la rincorsa a nuovi stimoli, il desiderio continuo di cambiamenti ha diversi riflessi è molto sentito ed è estremamente affascinante.
Oggi vorrei soffermarmi nuovamente sull’aspetto, se vogliamo, un po’ limite di questo argomento.
In particolare vorrei osservare con voi il curioso fenomeno per cui, a un certo livello, più si rincorre il piacere del cambiamento, più in realtà si corre il rischio di allontanarlo da sé o forse sarebbe più giusto dire allontanarsi da sé.
Che sia per ottundere i sensi, per ricercare contrasti fonte di piacere o per allontanare le tensioni, oltre una certa soglia il nostro sistema interno si abitua al “nuovo livello” considerando “scontato” tutto ciò che ci gira intorno e per rispondere alle stesse attese di partenza occorrerà quindi uno stimolo sempre più intenso.
Io credo che fondamentalmente l’essere umano sia guidato dal voler essere felice e provare piacere e, forse, certe forme di dipendenza, siano esse da alcool, droghe, gioco o sesso, sono risposte sbagliate o strade sbagliate lungo il percorso per trovare la personale formula del vivere felici.
Forse in questo percorso si sono lasciati dei desideri correre a briglia sciolta come cavalli selvaggi senza guida alcuna e ora diventa difficile riprenderne le redini.
Come quei cavalli selvaggi galoppano liberamente allo stesso tempo dentro il nostro organismo si liberano delle sostanze che ci portano in stati alterati dove le nostre consce e inconsce attese di piacere, o speranze di improbabili vie d’uscita a difficili situazioni, si muovono e cantano come sirene incantatrici..imprigionandoci in circoli viziosi.
Svanito l’effetto momentaneo di euforia o stordimento, si torna nelle prime fasi al proprio stato d’animo abituale, ma via via che la dipendenza da quello stato o sostanza avanza si può percepire persino una caduta insopportabile e non riuscire nemmeno più a riprendere uno stato d’animo normale. In certi casi poi non si riesce più nemmeno a provare l’euforia del momento iniziale.
Non sono un medico e nemmeno uno psicologo, quindi le mie considerazioni sono esclusivamente frutto di mie personali osservazioni filtrate dalla mia conoscenza e amore per il mondo vibrazionale/olistico e quel grande regalo che i “padri” della pnl ci hanno fatto.
Quando si parla di alchimia, per usare parole comprensibili anche a un ragazzino, si parla di trasformazione e di chimica.
Cosa pensiamo che faccia una sigaretta o una droga o dell’alcool nel nostro corpo se non alterararci chimicamente?
Lo stesso, banalizzando, fanno le nostre emozioni, che non sono altro che reazioni filtrate a impatti di sensazioni interne o esterne.
Sembra troppo semplice o strano? Eppure provate a pensare a quella volta in cui avete provato, magari dopo giorni di sofferenza, un’improvvisa gioia; com’era il vostro viso? O magari dopo un massaggio rilassante o dopo un incontro amoroso, che espressione diversa trasmettevate?
Quando avete partecipato a una competizione, non avete sentito scorrere in voi quella sensazione energizzante che non e’ altro che adrenalina?
L’accelerazione dei battiti quando ancora eravate piccoli e stavate per fare la vostra prima dichiarazione amorosa?
Quando immaginate il piacere di gustarvi quel dolce di cui andate matti o l’incontro che avrete a breve, nuove sostanze per l’anticipazione del benessere si sprigionano dentro di voi.
Certo c’e’ differenza tra le sostanze chimiche che introduciamo nel corpo da quelle che il corpo stesso produce, tuttavia c’e’ un comune denominatore: il cervello.
“Riprogrammare” il cervello e’ possibile, insegnargli a fare nuovi percorsi, creare nuove sinapsi che permettano di uscire dai precedenti loop e’ possibile.
Questo permette di creare dentro di noi nuove alchimie.
Il mondo “razionale e logico” della pnl e quello apparentemente “fatuo” che si occupa del benessere olistico, della persona “invisibile” si possono qui incontrare per aiutare a riprendere la strada che deve diventare non più la strada per la felicità (se qualcuno la trova me l’insegni pure), ma la strada per cercare di vivere felicemente, vivere al meglio la propria essenza.
Le tecniche e gli strumenti sono vari, ma sostanzialmente per ora voglio giusto dire che si può partire dall’osservare il “vecchio” con occhi “nuovi”, sentire, annusare, toccare, percepire, assaggiare ampliando il proprio mondo o meglio il proprio modo di porsi soprattutto nel quotidiano.
Non è facile, soprattutto in un mondo sempre di corsa come sembra essere quello del giorno d’oggi, ma allontanarsi da orologio e ruoli e concentrarsi sulle sensazioni del corpo è un ottimo punto di partenza.
Modificando leggermente il modo di fare le cose, il modo in cui ci si pone nei confronti del quotidiano, del familiare, sforzandosi di scoprire cosa di nuovo c’e’ in qualcosa che in fondo non può che cambiare sempre si amplierà la gamma di possibili sensazioni e diverse risposte che potranno alchemicamente portare a produrre “nuovi stati” per vivere felicemente.
Non si può risolvere un problema pensando allo stesso modo con cui lo si e’ generato, ma se generiamo nuove sinapsi, se tracciamo nuovi percorsi certamente potremo cambiare i livelli su cui andare a muoverci.
Luce e trasformazione