Dal riconoscimento dell’Idra all’uccisione del Cerbero. Una consapevolezza sempre più ampia nell’uso del libero arbitrio
Partendo dal presupposto che ogni cosa in natura ha un suo polo positivo ed uno negativo e che tutto è sempre in movimento, potremmo provare a vedere certi fatti come uno spostarsi di pensieri ed azioni in oscillazione tra i due estremi. L’essere umano è composto e soggetto a varie e differenti forze e pur con tutte le diversità ciascun individuo si ritrova a negare o vivere le proprie urgenze vitali, di espressione, affettive, auto-realizzative. Allo stesso tempo ciascuno può essere più o meno in grado di comprendere le proprie istanze interiori o scegliere di ascoltarle o negarle. Non è così scontato riuscire ad ascoltare il proprio intuito per prendere le giuste decisioni per sé, la coscienza etica per non fare del male intenzionalmente ad altri (ma anche a se stessi poiché far del male consapevolmente crea inevitabilmente negatività sulla propria coscienza) per non parlare della capacità di dare spazio alla sensibilità psichica che ci fa vedere le cose in modo più ampio. Soprattutto quando c’e’ sofferenza, è difficile lasciare andare le cose e riuscire a vedere la giornata di sole, ma poiché ogni cosa che esiste in natura ha una sua ragione d’essere e le leggi della natura si manifesteranno in ogni caso, tanto vale fare un piccolo sforzo per comprendere e ricordare che ad ogni azione segue una reazione uguale e contraria. Pensiamo quindi ad un’azione fatta con la consapevolezza che farà del male: può essere qualunque cosa, non è sempre un’azione eclatante e ovviamente aggressiva e violenta, si può passare dal dire delle falsità su qualcuno per coprire le proprie incapacità, al non fare nulla in una situazione in cui basterebbe poco perché non venga fatta un’ingiustizia, può essere preoccuparsi più salvare l’apparenza di una propria situazione o il nascondere una propria incapacità a discapito di qualcuno che non c’entra nulla, può essere anche semplicemente dire che non è di propria competenza una certa situazione e “lavarsene le mani” lasciando così che la cecità altrui riversi la propria debolezza, ignoranza, paura e rabbia proprio laddove avrebbe potuto cominciare a sviluppare la vista. Ma dicevo appunto che ogni cosa in natura ha un significato e tutto si trasforma. Qual’è dunque la ragione dell’esistenza di questa negatività? Ho detto che la negatività e’ un polo della forza, questo vuol dire che di per sé la negatività è quell’aspetto della forza che limita, ma forse e’ meglio dire regola, la positività. Se vogliamo vederla in modo ancora più ampio, pensiamo all’ottava e alla decima fatica di Ercole. Nell’ottava, in una certa visione, possiamo dire che la prova dello scorpione, quella in cui si cerca e si deve distruggere l’idra, rappresenta il pantano (a partire dal pantano mentale) in cui come umanità abbiamo monopolizzato e distrutto le risorse. Nei momenti più elevati ci rendiamo conto delle conseguenze delle nostre azioni, ma poi continuiamo a sguazzare nel fango. Alcune persone mi hanno chiesto ancora recentemente, ma perché non far risplendere e illuminare tutto quel pantano e talvolta anzi consentire che gli schizzi ci finiscano addosso? La risposta e’ che per lo più l’evoluzione evolve a piccoli passi e se alcune personalità si purificassero di colpo sarebbe per loro un’esperienza devastante, non sarebbero in grado di accogliere il potere della luce dell’anima. Ecco allora che un polo dell’energia va in una direzione e l’altro polo la frena o quanto meno la rallenta. Con l’ottava fatica di Ercole troviamo quindi il momento del conflitto, della sofferenza, ma anche dell’occasione di svolta e riorientamento. Qui Ercole deve trovare l’Idra dalle nove teste ed affrontarla con un solo consiglio del maestro: “Elevarsi inginocchiandosi, conquistare arrendendosi e guadagnare donando”. Il compito è quindi quello di riconoscere l’esistenza dell’idra (immaginiamo simbolicamente il pantano che si cela nella mente), cercarla con pazienza e distruggerla o per dirla diversamente riconoscere che vi sono cose su cui andare a lavorare, cercare pazientemente quegli aspetti e trasformarli. In capricorno Ercole invece, passata anche la nona prova in Sagittario sintetizzabile nella concentrazione della direzione, si entra su un altro livello dove siamo pronti per cominciare ad aprire la porta spirituale. La decima fatica in cui si affronta il Cerbero rappresenta in breve l’affrontare le sensazioni fatte per mantenere nell’inconsapevolezza, i desideri illusori, le buone intenzioni irrealizzate. Questo significa scegliere di lavorare davvero profondamente e con impegno su noi stessi, essere nel mondo, ma prepararsi giorno per giorno per accogliere sempre di più la vibrazione della luce che è unità e amore, con equilibrio e senso delle proporzioni. Significa portare il cielo sulla terra, significa focalizzarsi sugli aspetti spirituali-animici ovvero gli aspetti vita dell’uomo “invisibile”, significa cominciare a comprendere di essere individuo ed allo stesso tempo parte di una più grande entità, significa muoversi nella vita di tutti i giorni con una coscienza di gruppo, universale che in Acquario prima e in Pesci poi saranno ancor più perfezionati. Evolvere è procedere lungo un percorso di sviluppo. L’energia positiva evolutiva è quella che ci occorre per accettare, integrare ed ascoltare le varie parti di noi stessi: il corpo, che ci permette di muoverci e fare esperienza in questa vita, le nostre emozioni e la nostra mente, ma anche “l’uomo invisibile” in noi, la nostra anima. Fare del male, offusca la nostra consapevolezza e rallenta la nostra evoluzione così come la nostra inconsapevolezza nel comprendere e scoprire le dinamiche che si celano dietro l’apparenza, il fermarsi nei loop ipnotici ed accattivanti che ci vengono venduti o che ci auto creiamo. Se per il 2014 volessimo quindi porci un obiettivo che va nella direzione della consapevolezza e del benessere, nella condivisione e compassione, nell’unità e libera espressione, nell’autenticità, nel senso ecologico, quale potrebbe essere per te? Quale potrebbe essere nello specifico per te? Come potresti raggiungerlo, quali risorse avresti a disposizione? Cosa ti ritroveresti contro? Come potresti misurare l’avvicinarsi della realizzazione di quell’obiettivo? Che tipo di persona saresti una volta realizzato? Cosa proveresti? Chi ci sarebbe vicino a te? Che percorso dovresti fare per arrivarci? A cosa sei disposto a rinunciare? Qualche giorno fa mi trovavo in una bottega di una categoria che si sta cercando di rendere in via di estinzione (ciabattino): un uomo che faceva un lavoro umilmente, con amore per il proprio lavoro, con cura, senza volontà di fregare il prossimo, con attenzione alla persona. Un uomo che ha dovuto lasciare il suo paese distrutto dall’avidità di altri uomini. Un commento di un altro cliente è stato: “e si, per lui il tempo è lo stesso, fare una cosa bene o farla male, ma sceglie di farla con cura”. Ogni giorno abbiamo la possibilità di scegliere, di sfruttare qualcuno o rendergli merito, di farci sfruttare o cercare di mettere dei confini, scegliere di usare le nostre qualità o non usarle, scegliere di valorizzare gli sforzi o dare spazio ad altre “priorità”. Ogni giorno possiamo scegliere se farci dominare da vecchie paure, credenze limitanti, basse ambizioni, rabbia, dubbi, diffidenza, resistenze, condizionamenti, ma ogni giorno abbiamo l’opportunità di lavorarci e trasformarle. Per il 2014 auguro a tutti noi di riuscire a riempire un po’ di più la nostra sfera di luce, il coraggio di scendere più in profondità per poter risalire più forti , la capacità di capire che potere va di pari passo con responsabilità e servizio.