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Soldati e-o leader - Sogna il mondo che vuoi ®

18 Novembre 2013da MARINA0

Parlo spesso di cambiamento, intendendo quel cambiamento voluto spontaneamente dalla persona che sceglie di cambiare qualcosa di sé o della sua vita in un’ottica ecologica. Non posso sperare che il mio orto dia ottimi prodotti se sono troppo pigro e me ne occupo un giorno ogni tanto. Non posso sperare che i rapporti con una persona cara, con cui non parlo da tempo, siano migliori se non la chiamo nemmeno. Non posso sperare che un rapporto incrinato si risolva da sé se non sono nemmeno disposto a mettere in discussione il mio modo di pormi. Non posso sperare di rientrare nei jeans di 10 anni prima e contemporaneamente essere in salute se mangio in modo sregolato e non faccio attività fisica. Non posso raggiungere uno sfidante obiettivo di vendita se mi presento dai clienti sempre senza un lavoro impostato e non li ascolto mai. Non posso pensare che mio figlio comprenda il valore del sacrificio se soddisfo ogni sorta di suo capriccio per colmare quella strana sensazione di non essere un buon genitore perché passo troppe ore al lavoro. Non posso sperare di sentirmi bene se nego continuamente a me stesso ciò che sento e che provo e non seguo l’intuito. Non posso sperare di sentirmi bene se anche so di star per fare qualcosa di sbagliato e continuo. Non posso sperare che in un luogo desertico dove vive una popolazione in povertà, una volta esaurite le risorse “donate”, tale popolazione possa davvero dire di aver avuto un aiuto se piuttosto non insegno come fare e non dò gli strumenti per farlo divenire produttivo. Non posso sperare di essere libero se ogni giornata è piena di condizionamenti, dubbi, paure e resistenze che formano la “prigione” che io stesso ho creato. Ecco quindi che quando parlo di cambiamento intendo la volontà del singolo di cambiare un modo di pensare e di agire, cambiamento che inevitabilmente si ripercuote anche sull’esterno. Se io scelgo di usare i rifiuti organici, quali il fondo di un caffe’ o del brodo avanzato, come concime per le mie piante ho scelto di fare un cambiamento che impatta poi anche sull’ambiente. Se scelgo di provare anche solo per una settimana di sforzarmi di lasciare andare qualunque pensiero negativo nei confronti di una persona con cui c’e’ un rapporto teso ed anzi coltivo un pensiero diverso, molto probabilmente potrei avere delle sorprese. Ogni scelta che facciamo ha comunque varie sfaccettature. A volte nella vita, anzi spesso, siamo un po’ come dei soldati, non in senso letterale ovviamente, ci troviamo ad agire in base a ordini di qualcun altro, talvolta sono ordini che condividiamo, talvolta li sposiamo addirittura appieno, altre li contestiamo o li subiamo, quasi sempre comunque li eseguiamo. A volte questi “ordini” sono automatismi di vecchie abitudini, vecchi schemi logori che ci limitano o comunque non hanno più senso, sono “ordini” che noi stessi ci diamo senza nemmeno più rendercene conto. Questa mattina mi sono svegliata con in testa una vecchia canzone di Faletti “Signor tenente” in particolare mi tornavano tratti che dicevano pressappoco “e siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese …e c’è qualcosa che proprio non va giù e …se chi ci ammazza prende di più di quel che prende la brava gente….e poi ancora…qui diventa sempre più dura quando ci tocca fare i conti con il coraggio della paura …che poi se c’e’ una chiamata urgente si prende su e si va lo stesso …e scusi tanto se non e’ niente…e se prova a mettersi nei miei panni magari non mi farà rapporto…e glielo dico sinceramente…m…..signor tenente”.

Qualunque sia il ruolo che si vive, ogni persona si ritrova almeno una volta a vivere situazioni difficili dove si è chiamati a fare qualcosa che fa fare delle riflessioni più ampie, anche se non tutti o non sempre le si fa e soprattutto diventa difficile se si tratta di situazioni apparentemente banali e quotidiane, ma “condizionate” da nostre vecchie abitudini. Forse a volte dovremmo esercitarci tutti di più ad indossare panni diversi, panni di altri come panni di altri “noi stessi” . Se dentro di noi c’è un “soldato” che assennatamente risponde agli ordini e conosce lo strumento della disciplina, poi allo stesso tempo dentro di noi c’e’ un potenziale “leader” capace di vedere più in là di dove normalmente si vede. Il leader che c’è in noi è quella parte capace di sognare e di vivere il proprio sogno, per quanto possibile. E’ quella parte che magari ha paura, ma si butta, che vuole inventare qualcosa, che sa gestirsi. Se non siamo capaci di ascoltare e coltivare anche quella parte cresciamo meno, se non riusciamo a gestirci bene difficilmente possiamo gestire bene altro. Dà certamente più sicurezza avere qualcuno che ci dice cosa fare e quando farlo e come farlo, a maggior ragione se si tratta di un altro cui delegare le responsabilità, e se quel qualcuno sono le nostre vecchie abitudini continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto e rimarremo sempre allo stesso livello in cui siamo arrivati tempo prima. Occorre invece che a volte si sia disposti un po’ a faticare e un po’ ad avere fiducia ed andare alla ricerca del leader che c’e’ in ciascuno di noi nella strada che porta alla realizzazione del perfetto “se stesso”

 

da https://sites.google.com/site/consapevolezzabenessere/home/blog

-consapevolezza azione benEssere a cura di Marina Pillon

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MARINA

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a cura di Marina Pillon